La festa che visse due volte

È una di quelle strane vicende, di realtà che vivono una doppia esistenza. Una festa nata a Roma, poi morta, dimenticata per mezzo secolo e poi miracolosamente “resuscitata”, quasi identica alla propria precedente versione, nella città di Nemi.

Nella Roma papalina, il 13 giugno, per festa di Sant’Antonio, le raccoglitrici di fragole organizzavano una grande festa a Campo de’ Fiori, all’epoca nota a Roma con il nome di “Trionfo delle fragole” e immortalata in quadri ed incisioni.

Al centro delle festa era la preparazione di un grande canestro di circa due metri di diametro, nel quale veniva posta una statua raffigurante Sant’Antonio, protettore anche dei “fravolari”: intorno ad essa venivano posti una gran quantità di panierini stracolmi di frutti. Poi il canestro veniva sollevato e da Campo de’ Fiori lo portavano in corteo per le vie del centro.

1822, il Trionfo delle Fragole, incisione di Bartolomeo PInelli

“Salutamo cor fischietto, Sant’Antonio benedetto, trullallero trullallà, tutti quanti a sfravolà”. Si dice fosse questo il ritornello del più amato e noto stornello che, lungo il percorso di quella festosa processione, tutti i presenti cantavano insieme, in modo quasi ossessivo.

La festa attraversava il centro storico di Roma arrivando fino a Piazza Barberini e poi, ridiscendendo per Via del Corso, terminava in Piazza della Rotonda tra canti e balli, con una generale e generosa distribuzione di fragole al popolo presente.

Con l’arrivo dei Savoia e l’ostilità che per molti decenni caratterizzò i rapporti fra il nuovo governo italiano e il papato, molte processioni tradizionali a sfondo religioso – come nel caso del 22Trionfo delle fragole” – caddero in disuso.

Per più di cinquant’anni, di “Feste delle fragole”, a Roma o nei dintorni della Capitale, non se ne sentì più parlare, finché, nel 1922, in uno dei principali centri di produzione di fragole del centro Italia: Nemi, non ricomparve, anche con la funzione di attrazione turistica.

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