Villa Catena: la storia come un film
È appena pochi chilometri fuori da Roma, sulla strada per Poli. Costruita all’inizio del Cinquecento dai Conti di Poli, fu subito ribattezzata “Villa Catena”. C’è chi dice perché il disegno che crea somiglia a una catena. Chi invece pensa alla catena di monti in cui è inserita. Chi racconta di una enorme catena posta sui cancelli esterni, che sbarrava l’ingresso ai visitatori indesiderati.
Nel 1563 lo scrittore Annibal Caro vi soggiornò, descrivendola con entusiasmo: “E’ una catena da starci volentieri attaccato. A tutte l’ore mi sto immaginando nuove delizie e bellezze. Le fontane, il lago, le polle, le cadute e i bollori che vi si son pensati; e le caccie, i parchi, le conigliere, le colombaie, i boschi e i giardini che già vi si son inviati, sono cose ordinarie a quelle che si possono fare”
Nel Settecento fu la residenza del futuro papa Innocenzo XIII. Nel 1820 divenne proprietà dei Torlonia, finché, negli anni Cinquanta dello scorso secolo, non fu acquistata dal produttore cinematografico Dino De Laurentiis. De Laurentis si trasferì lì con sua moglie, la splendida Silvana Mangano, e con i suoi quattro figli.
Dino De Laurentis come un principe di altri tempi, riportò la villa all’antico splendore, rese quel luogo di nuovo vivo e animato da figure importanti e prestigiose, proprio come al tempo del papa Innocenzo XIII. Organizzò feste, incontri, portando lì il gotha del jet set internazionale. Vi installò anche un cinema privato e vi girò diverse scene di molti dei suoi film.
Nonostante questo, i suoi familiari provavano un forte disagio a vivere in quel luogo. Veronica, la figlia primogenita, in un’intervista raccontò che le faceva parecchio paura soggiornare nella grande villa di Poli. A questo si aggiungevano anche i problemi logistici di distanza da Roma e l’isolamento del luogo, che, tra l’altro accentuarono anche gli aspetti più malinconici del carattere di Silvana Mangano.
Perciò, sul finire degli anni Sessanta, l’attrice decise di acquistare un piccolo appartamento a Piazza di Spagna. Per Dino De Laurentis fu uno shock: “Quando mi disse che voleva prendersi un appartamentino a Piazza di Spagna, mi arrabbiai – raccontò il produttore in una sua vecchia intervista – Ma come, io per amore suo ero finito a Villa Catena, le avevo messo su una reggia, e lei adesso se ne andava ad abitare sola, da un’altra parte?! Le dissi che ero contrario, contrarissimo”.
Perciò, complici alcune nuove leggi che rendevano più difficile e oneroso produrre film in Italia, nel 1971 De Laurentis decise di abbandonare Poli e andarsene a vivere negli Stati Uniti. Villa Catena, da allora, rimase disabitata. Dopo essere entrata a far parte dei “luoghi del cuore” del FAI, la villa è stata acquistata da una società per azioni, la “Villa Catena spa”, con l’idea di trasformarla in un centro residenziale. Ma di quel progetto, a tutt’oggi, non si vedono le tracce.
L’ultimo “colpo di coda” per la villa, si è avuto nel 2019, quando il regista Matteo Garrone l’ha scelta per alcune scene del suo film Pinocchio. Poi di nuovo l’oblio, con una struttura che, in assenza di manutenzione, si presenta di giorno in giorno sempre più degradata. Insomma, Villa Catena è diventata ormai un’emergenza, un bene da salvare, che sta percorrendo un malinconico – ma, ci auguriamo, reversibile – “viale del tramonto”.