Verde relativo: Gualtieri e i rifiuti

Alle ultime elezioni capitoline, a sostegno della candidatura a sindaco di Roberto Gualtieri, erano ben tre le liste che facevano esplicito riferimento all’ecologia.
Innanzi tutto c’era “Europa Verde”, ovvero il nuovo brand creato da Angelo Bonelli, per rinfrescare l’immagine dei Verdi e provare a ripetere anche in Italia il successo che i partiti ecologisti stanno ottenendo sul continente. C’era poi “Sinistra Civica Ecologista”, dove l’ecologia era presente fin dal nome stesso di quel nuovo raggruppamento politico. Infine c’era “Roma Futura”, una lista nata grazie all’apporto di diversi movimenti e personalità “green”, fra le quali l’ex presidente di Legambiente e attuale deputata di “Facciamo Eco” Rossella Muroni, oltre a una provata ambientalista come Annalisa Corrado.

Grazie alla vittoria di Gualtieri, tutte e tre queste liste hanno ottenuto consiglieri in Campidoglio e, in qualche caso, anche qualche assessorato. Dunque, con un “parterre de roi” di questo tipo, pareva quasi scontato che l’ecologia e l’ambiente sarebbero stati ai primi posti fra i pensieri e gli atti della nuova giunta di centrosinistra. Invece, il primo progetto degno di nota dell’attuale sindaco di Roma, non sembrerebbe andare esattamente in quella direzione. Anzi.

Dopo mesi sonnacchiosi, in cui Gualtieri è parso brillare soprattutto per la sua inconsistenza, in cui i quotidiani hanno faticato a riempire le pagine della politica locale, data l’evanescenza della giunta capitolina e l’assenza di scelte degne di attenzione, ecco che, a risvegliare tutti dal torpore, ci ha pensato il sindaco in persona, con un annuncio a sorpresa, capace di spiazzare tutti, amici e nemici. L’ex ministro, per risolvere l’annoso problema dei rifiuti, ha infatti dichiarato di voler realizzare, entro due anni, un nuovo inceneritore – anzi, pardon, un termovalorizzatore – sul territorio romano.

 

Quando, poco prima della pandemia, diversi partiti e giornali di centrodestra provarono ad esaltare il “leggendario” termovalorizzatore costruito a Copenaghen, tratteggiando le magnifiche sorti e progressive ottenute dalle innovazioni tecnologiche nel campo dello smaltimento dei rifiuti (innovazioni che avevano permesso la creazione, nel 2019, di una pista da sci sul termovalorizzatore danese, cioè su una tipologia d’impianto che, fino a poco tempo prima, sarebbe stata considerata inquinante come una discarica) quei partiti e quei giornali, furono “inceneriti” da tutto il mondo ecologista e di sinistra – inclusi diversi esponenti del PD – che, dati alla mano, sottolineò come l’impatto inquinante e dannoso per la salute degli impianti di “nuova generazione”, restasse altissimo, praticamente agli stessi livelli precedenti.

Nonostante tutte le nuove tecnologie, dunque, la strada maestra nella gestione dei rifiuti – perlomeno nella visione di chi fa dell’ambientalismo il proprio marchio di fabbrica – pareva rimanere quella di una forte implementazione della raccolta differenziata e di una progressiva e rapida riduzione nella produzione di rifiuti, in previsione di un obiettivo a “rifiuti zero”, escludendo a priori la costruzione d’impianti impattanti. Ecco perché, vista l’ampia rappresentanza “green” al proprio interno, nessun nuovo termovalorizzatore era stato previsto, a Roma, nel programma elettorale della coalizione che avrebbe poi portato in Campidoglio l’ex ministro Roberto Gualtieri.

Gli impianti di quel tipo, semmai, erano tra i cavalli di battaglia di uno dei principali competitor di Gualtieri: quel Carlo Calenda, che, non troppo a torto, oggi festeggia entusiasticamente l’annuncio del sindaco di Roma, considerandolo come se fosse un proprio grande – e in larga parte inatteso – successo personale.

L’imbarazzo si taglia ora col coltello tra gli esponenti dei partiti della maggioranza che sostiene Gualtieri, PD incluso. Tutti sono stati colti alla sprovvista, da un annuncio che il sindaco e la sua giunta pare non abbiano concordato con nessuno. Un imbarazzo che però è balbettante, accennato appena, sussurrato piano, sottovoce, tenuto a briglie strette. Anche perché, mettere subito in crisi la maggioranza e, soprattutto, perdere, dopo appena pochi mesi, il proprio scranno e il proprio gettone di presenza in Aula Giulio Cesare, non pare convenire a nessuno.

E così, qualcuno si lamenta a mezza bocca del fatto che “servirebbe un percorso più partecipato”. Qualcun altro, come il consigliere di Europa Verde, Ferdinando Bonessio, si mette invece a ricordare che i termovalorizzatori “possono risultare dannosi per la salute”. È evidente che, per chi rappresenta un partito che ha fatto dell’ecologia la propria principale e forse unica ragion d’essere, una dichiarazione così pare essere davvero il minimo sindacale.

In altri tempi, per uno “sgarbo” del genere, si sarebbe usciti all’istante dalla maggioranza, sbattendo la porta. Oggi no. Oggi ci si limita a una blandissima “moral suasion”, Anche perché, oggi, la coerenza è poco trendy e le promesse elettorali si possono ribaltare ripetutamente, senza troppi patemi e ricadute d’immagine.

L’imbarazzo si taglia col coltello anche in Regione Lazio. Un nuovo termovalorizzatore non è infatti previsto dal piano regionale dei rifiuti, tanto che Gualtieri, per poterlo realizzare, aggirando questo impedimento, dovrà forse fare ricorso ai poteri straordinari che gli sono concessi in vista del Giubileo del 2025. Una situazione che rischia, a breve, di provocare infiniti conflitti e guerre fratricide fra Comune e Regione.
Chi, finora, aveva visto con ottimismo l’appartenenza di Nicola Zingaretti allo stesso partito dell’attuale sindaco capitolino, ritenendo che ciò avrebbe evitato gli attriti sorti in passato tra il presidente della Regione Lazio e Virginia Raggi, rischia dunque di essere subito smentito.

Infine, un altro forte imbarazzo – l’unico che al momento si stia manifestando in modo piuttosto libero ed esplicito – si avverte nei limitrofi comuni di Pomezia e di Ardea. Difatti, secondo i rumors, l’ubicazione prescelta per il nuovo impianto pare essere quella di Santa Palomba, una zona formalmente nel territorio di Roma, ma al confine coi predetti comuni, che pertanto ne subirebbero tutti gli eventuali disagi, senza però avere alcun ruolo e nessun potere decisionale nelle scelte relative all’impianto.

Questo il quadro d’insieme oggi.
Tratteggiata questa situazione, al di là di cosa ciascuno pensi sull’utilità o dannosità del termovalorizzatore annunciato, il panorama che si è venuto a delineare appare paradossale. Con il dato oggettivo che il primo atto di grande rilevanza del nuovo sindaco, giusto o sbagliato che sia, buono o cattivo, viene copiato, di sana pianta, dal programma di un suo avversario politico, anziché essere uno dei punti caratterizzanti del proprio programma elettorale.

Un paradosso che porta a chiedersi che senso abbiano ormai le campagne elettorali, il presentarsi ai cittadini con idee e programmi, scritti o verbali che siano, se poi ogni programma, condivisibile o no, viene regolarmente smentito e tradito a elezioni avvenute, senza nemmeno sprecare tempo in giustificazioni per spiegare i motivi del cambio di rotta.

Lo stesso vale per le alleanze di governo annunciate prima delle elezioni. È accaduto per il governo nazionale, con le maggioranze cangianti e composite che si sono succedute dal 2018 a oggi, tutte diverse fra loro e nessuna prevista durante la campagna per le ultime politiche. È accaduto in Regione Lazio, dove gli ex acerrimi nemici PD e M5S, che si scannarono fra loro per un voto in più, governano insieme da tempo. Sta forse già cominciando ad accadere anche al Comune di Roma, con una Lista Calenda ancora formalmente all’opposizione… ma forse già un po’ no.

Al di là del problema rifiuti, dunque, il grande dubbio che l’annuncio di Gualtieri sul termovalorizzatore può sucitare e mi suscita, investe questioni più ampie e generali, fra cui il senso stesso dell’attuale democrazia rappresentativa. Un dubbio sul suo senso e la sua efficacia, forse condiviso, in modo più o meno consapevole, dalla maggior parte dei romani.
È bene ricordare, infatti, che Gualtieri è stato scelto da appena il 20% degli aventi diritto, mentre circa il 60% dei cittadini chiamati alle urne, il giorno del ballottaggio, non sono andati nemmeno a votare. Una diserzione di massa, che, soprattutto per chi come me ancora crede nella politica, è ben difficile non comprendere e, in larga misura, non condividere.
Soprattutto quando, giorno dopo giorno, atto dopo atto – come nel caso del termovalorizzatore – si vedono programmi e annunci pubblici che vengono – fosse anche con le più giuste e nobili motivazioni – regolarmente disattesi.

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