La stazione di cartapesta

È il 1937, gli ingegneri e gli architetti italiani sono ormai tutti entrati in fibrillazione per il grande progetto della E42, l’Esposizione Universale Romana che avrebbe dovuto glorificale i venti anni della marcia su Roma. Per farlo si è scelta la zona a sud della città, prima tappa indispensabile per “prolungare la Terza Roma verso il mare”, com’è nei progetti del Duce.

In vista dell’Esposizione, fra il 1937 e il 1938 si cominciano ad espropriare i terreni della zona. Anche quelli appena fuori le mura, all’altezza di Porta San Paolo, a poche centinaia di metri di distanza dalla ferrovia Roma-Lido, in cui dovrà sorgere una grande stazione monumentale, a cui si è scelto di dare il nome di Ostiense.

Nel settembre del 1937 Mussolini è stato in visita in Germania, ospite del suo omologo Adolf Hitler ed è rimasto molto impressionato da quel viaggio. I tedeschi lo hanno accolto con tutti gli onori, mostrandogli un paese in fortissimo sviluppo. Il Duce ha deciso di ricambiare la gentilezza e di invitare Hitler a Roma, ma non vuole sfigurare.

Tubi innocenti e stucco

uno dei bassorilievi della stazione

L’arrivo del fuhrer è previsto per il mese di maggio del 1938. Per dargli un’accoglienza degna del suo rango, si decide di non fare arrivare il treno nella vecchia stazione Termini, bensì nella nuova fascistissima stazione che si sta costruendo ad Ostiense.

Quando l’architetto Roberto Narducci, incaricato dei lavori, viene informato della cosa, ha quasi un colpo. Sa benissimo che i tempi tecnici per ultimare la stazione prima dell’arrivo di Hitler non ci sono e sa anche che accogliere il primo ministro tedesco in una stazione che è ancora un cantiere, sarebbe una figuraccia che non gli verrebbe perdonata.

Decide allora di percorrere una strada degna del migliore scenografo di Cinecittà: per creare in tempo utile una stazione monumentale, capace di accogliere “romanamente” il dittatore tedesco, viene realizzata una struttura in tubi Innocenti, ricoperti di pannelli di legno e stucco a simulare il travertino. Il tutto seguendo scrupolosamente il progetto ideato per la futura stazione.

In soli 45 giorni la grande scenografia – praticamente identica alla stazione che vediamo ancora oggi – viene ultimata. E così, quando il treno di Hitler si ferma a Ostiense il 26 maggio del 1938, e il fuhrer viene accolto con ogni onore da Ciano e Mussolini, è un vero trionfo.

La vera stazione

la pavimentazione della stazione ostiense

Ripartito Hitler per la Germania, qualche giorno dopo, Narducci decide di smontare tutta l’impalcatura scenografica e di avviare i veri lavori per il completamento dell’effettiva stazione. Lo stucco e i tubi innocenti vengono sostituiti dal travertino, che farà grande sfoggio di sé n ogni angolo del nuovo impianto ferroviario.

La facciata esterna è un vero trionfo di travertino e si apre con un porticato a pilastri. A destra un grande bassorilievo, progettato da Francesco Nagni, rappresenta Bellerofonte e Pegaso. A sinistra viene realizzata una fontana monumentale – ultimata però solo negli anni Cinquanta – con cavalli marini.

Il pavimento è invece fatto a mosaico, con tessere bianche e nere che raffigurano vari temi legati alla storia di Roma: da Enea che lascia Cartagine, alla basilica di San Pietro. I lavori terminano il 26 ottobre del 1940, quando la stazione viene ufficialmente inaugurata.

I giardini esterni

una scena del film “Un sacco bello” girata a Ostiense

Il piazzale esterno della stazione era abbellito con dei giardini e con una imponente fontana circolare a zampillo, costruita negli anni Cinquanta, sempre su progetto di Roberto Narducci. Quella fontana, rimasta attiva fino a tutti gli anni Ottanta, appare anche in alcune scene del film di Carlo Verdone “Un sacco bello”.

La fontana, però, oggi non c’è più. È stata eliminata in occasione dei lavori di ammodernamento per i mondiali di calcio di Italia 1990 e mai più ripristinata, nonostante il piazzale facesse parte di un ambizioso progetto di riqualificazione comunale denominato “Cento Piazze”.

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