Carlo Coronati, un romano di montagna

Dai fuoripista sulla neve ai percorsi in città: tragitti e passioni di un autore, editore e apprezzato organizzatore di trekking urbani

 

È di Roma Carlo Coronati, ma si definisce con un certo trasporto “valdostano d’adozione”. Basterebbe già questo a farne un romano atipico, considerato l’attaccamento esclusivo e indiscusso alla lupa nutrice che di norma accompagna chi ha H501 nel codice fiscale.
Nel caso suo il trasporto è anche altimetrico, poiché il motivo della passione per la Valle d’Aosta è, alla lettera, “innamoramento montano”.
Coronati insomma è un escursionista, un appassionato dello sci fuori pista, un uomo che dà del tu a ciaspole e rifugi: tutta roba non proprio attigua a ponentino e cacio e pepe.
Può sorprendere perciò che sia diventato poco alla volta un punto di riferimento in materia di trekking urbano, e che l’urbe in questione sia proprio quella che gli ha dato i natali.

In principio fu il misto di passione e caso: Carlo infatti, già portiere di calcio di caratura regionale, abile al punto di guadagnarsi il soprannome di “libellula”, subì tra i pali un infortunio che lo tenne lontano per un po’ dalle amate vette.
Così, con un malleolo in lenta e progressiva ripresa, e uno stato di forma più adatto alla morbidezza dei colli, gli è capitato di scoprire che anche Roma può essere percorsa con spirito montano e attitudine all’esplorazione.
Passo dopo passo dunque, intanto che il malleolo si rinsalda, Carlo si lascia riconquistare dalla sua città, utilizzando le camminate anche per “raffinare – sono parole sue – la mia tendenza alla solitudine”.

Un romano “di montagna”, però, non può essere persona che teme i contrasti, le contraddizioni apparenti, e anche questa faccenda della solitudine si apre spesso, e a quanto pare volentieri, a qualche eccezione.
Succede dunque che Carlo, la cui vocazione al ruolo di “guida” si è formata per l’appunto in altura, e prima ancora in decenni di esperienza come maestro elementare, inizia a organizzare qualche trekking urbano: lunghe passeggiate in giro per Roma, con una passione per il fuori pista che gli viene dalle nevi, cui si unisce man mano un numero crescente di partecipanti.

Una parte di questa esperienza finisce in un libro: si chiama Roma una vera bellezza e propone dieci percorsi con relative mappe. È la fine del 2013 e Coronati, uomo che è vulcanico senza essere appariscente, se lo pubblica da solo giacché oltre che maestro, escursionista e portiere dilettante, è da anni anche editore: Edizioni Il Lupo si chiama la sua creatura, con evidente riferimento alla natura libera, e forse anche alla solitudine, e pubblica soprattutto guide e mappe: le Alpi Occidentali, e s’è detto, ma anche gli Appennini, amore antico e indimenticato.

Percorso di trekking urbano dal Parco della Caffarella alla stazione della metro Laurentina

Il dado delle passeggiate a Roma è però tratto, la voce cammina pure lei e poco alla volta andare in giro per la città insieme a lui è pratica che accomuna un bel po’ di romane e di romani, e anche qualcuno che viene da fuori, tanto più che gli appuntamenti sono quasi sempre di domenica.
Da allora non ha più smesso, e anche se tre mesi abbondanti all’anno li passa in Valle d’Aosta, nei restanti nove è facile che se ne vada in giro “cercando di rimontare questo giocattolo chiamato Roma”.

A conoscerlo un po’, questo lupo solitario ma incline al sodalizio e capace di coinvolgere le persone, gli si scopre una forza gentile, quasi timida, e la sincera curiosità che forse ha appreso dai ragazzini di cui è stato a lungo maestro.
Aperto alla bicicletta, e tollerante con i monopattini, considera però il camminare l’unica vera mobilità dolce, e ne parla come di “gesto che genera stupore e dà benessere al corpo e alla mente, come movimento che consente di soffermarsi, tornare indietro, fotografare, parlare con le persone, curiosare senza disturbare, dimenticare e aggiungere un particolare, sperare di portarci la persona amata”.

Nel frattempo i libri su Roma sono diventati due, grazie al recente Roma, guida insolita per esploratori urbani, in cui i trekking proposti sono quindici e abbracciano parchi, periferie, borghetti e street art, spaziando dai Parioli al Quadraro, da Monteverde a Ponte Mammolo.
In traversata, cioè da un punto A fino a un punto B, oppure ad anello, i percorsi sono tutti compresi tra i 12 e i 15 chilometri, e non superano mai le cinque ore di durata. Fermo restando che ognuno può farli per conto suo e metterci quanto gli pare.
Con lui, comunque, dove finisce la pagina cominciano i passi, e i quindici percorsi della sua “guida insolita” sono diventati anche i luoghi dei trekking che organizza.

C’è da camminare certo, ma non si pensi alla performance: il punto non è l’arrivo ma il tragitto, e le scoperte che può riservare. L’andatura di conseguenza non è frenetica, e spesso prevede anche soste per un pranzo al sacco e magari un bicchiere di vino, scoprendo che a guardar bene anche la similitudine con la libellula non va presa per forza alla lettera.

Da 7 all’11 dicembre il valdostano di Roma lo si può trovare alla Nuvola, in occasione di Più Libri Più Liberi, la fiera dell’editoria media e piccola. Non sembra tipo da stare fermo per cinque giorni dentro un palazzo, per bello che sia, dunque è possibile che scalpiti un po’.
D’altra parte là fuori c’è Roma.
Viene allora in mente che il lupo della casa editrice di Carlo Coronati è anche il maschile di lupa, e poi la vecchia storia secondo cui tutte le strade, perfino quelle che passano per altri paesaggi e altitudini, presto o tardi portano qua.

[Le foto sono di Filippo Pompili]

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