La romanella

La romanella è innanzi tutto un vino. Un vino frizzante, rosso o rosato, originario dei Castelli Romani, dove veniva spesso offerto nelle fraschette per rinfrescarsi.

Secondo il dizionario romanesco di Fernando Ravaro, “romanella” è però anche il piatto di pasta avanzata che si ripassa in padella per riscaldarla e restituirle un po’ di gusto.

Forse tutto parte dal primo significato, nel senso di qualcosa di rinfrescante senza troppe pretese. O forse nasce dal secondo significato, nel senso di un qualcosa di rapido ed economico da preparare.

Fatto sta che la “romanella”, con il tempo, è passata a indicare un lavoro sbrigativo e superficiale, fatto per rimettere a posto o ridare un aspetto dignitoso, spesso in modo più apparente che reale, a cose malmesse.

A fare da inatteso testimonial per questa espressione tipicamente romana, è stato, pochi anni fa, nientemeno che Papa Francesco. “La vita cristiana non si rafforza con una romanella” disse il papa argentino, nel 2019, per esortare a un impegno religioso più profondo.

Una dimostrazione di aver assimilato molto bene lo spirito e la “lingua” dei romani, nonostante la sua provenienza d’oltreoceano, pari almeno al famosissimo “Damose da fa” del suo predecessore Karol Wojtyla.

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